CIS
Centro studi “Io Sono”
www.taote.it
www.taozen.it
Il teatro
sperimentale di gruppo come ricerca del Se' riesce a fondere la
conoscenza di se' sui quattro livelli: sul fisico con lo studio
della gestualita' e della voce; sull'astrale con lo studio del
sentimento del personaggio per l'identificazione; sul mentale con lo
studio dell'archetipo che il personaggio rappresenta; sul causale
con lo studio del messaggio spirituale da trasmettere.
Tutti i testi da noi messi in scena svolgono un "iter iniziatico",
cioe' un viaggio della Coscienza alla ricerca di Se', vale a dire:
una scalata dell'Albero Cabalistico.
Percorrere insieme un iter iniziatico che culmina in una
illuminazione attraverso un testo teatrale e' una tecnica di ricerca
da noi sperimentata molto feconda: al normale processo di
autoconoscenza che accompagna lo studio in gruppo di un testo di
saggezza interiorizzato, nel laboratorio teatrale si aggiunge la
possibilita' propria del teatro: vivere personalmente un'esperienza
totalizzante con l'altro (la compagnia) e per l'altro (il pubblico).
Il laboratorio e' come una partita di calcio: mesi di allenamento
per un unico incontro con il pubblico e quello che diverra' il
risultato finale sara' proprio la nostra capacita' di farci uno con
gli spettatori, per offrire loro, in forma concentrata, l'esperienza
profonda maturata in mesi di lavoro, con i nostri gesti, le nostre
parole, i nostri silenzi: la nostra carica spirituale.
Porre un copione sull'Albero della Vita significa ritrovare le
corrispondenze interiori tra i suoi vari personaggi e le nostre
qualita' contingenti (virtu' e vizi); con-prendendo in noi tutti i
personaggi ci troviamo ad affrontare tutti gli Archetipi che il
copione contiene... avremo cosi' iniziato il viaggio!
Buon
lavoro e buon divertimento!
IL TEATRO E
L'ALBERO CABALISTICO
Perché
teatrometafisico ?
Metafisica:
Dal "Grande Dizionario Italiano dell' Uso" di Tullio De Mauro -
Utet,
veniamo a sapere che, dal punto di vista filosofico, metafisica è
"quella parte della filosofia che studia l'essere in quanto essere,
ossia i principi primi della realtà universale, al-di-là della
conoscenza sensibile e dell'esperienza dell'uomo…"(pag. 136, vol
IV).
Dando al termine quella vitalità che non potrà mai essere in una
definizione del genere, Heidegger, nel suo "Che cos'è metafisica" -
Adelphi, dice: "Metafisica è il domandare oltre l'Ente, per
ritornare a comprenderlo come tale e nella sua totalità (pag.
61)…"Essa non è una disciplina della filosofia universitaria, né un
campo di pensate arbitrarie. La metafisica è l'accadimento
fondamentale nell'esserci. Essa è l'esserci stesso" (pag. 65)
Teatro:
Lo stesso dizionario ci informa che teatro deriva dal latino
theatrum che a sua volta deriva dal greco théatron
derivato di theaomai, che significa guardo, sono
spettatore, e che la stessa parola indica anche l'edificio
destinato alle rappresentazioni, lo spettacolo al quale si assiste
in tale edificio, l'arte, l'attività professionale, l'insieme degli
spettatori, il complesso della produzione teatrale di un autore.
Detto questo, diciamo che
per noi il teatro è l'idea, l'Assoluta Realtà, la forma della
relativa realtà dei sensi, la Verità. E' una mente aperta,
spalancata sul mondo delle idee, attraverso cui è possibile, tramite
"eroici furori" - per dirla con Giordano Bruno - ricercare le tracce
del Divino in questa infinita rappresentazione dell'insondabile
Vita.
A questo
punto possiamo dire che teatrometafisico è vivere la vita da
"Io Sono"; è abbandono totale all'Essere, per essere; è ricerca
delle "tracce del Divino" (Yates) attraverso eroico furore,
attraverso costante tensione all' Essere. Teatro metafisico, per
dirla in breve, è farsi cacciatore e preda nel palcoscenico
di questa altrimenti incomprensibile esistenza. Come è possibile, di
fatti, trascorrere ottanta, cento anni di vita, senza mai aver
diretto il pensiero verso i principi primi della realtà universale?
Come è possibile mantenere una concezione geocentrica, considerando
se stessi l'ombelico del mondo? Come è mai possibile accettare il
nulla la nausea l'angoscia la vergogna (termini "cari" a Jean-Paul
Sartre), che come finestre di piombo impediscono al 'sole' di
entrare nella mente? Come è possibile una tale scelta?
No, noi
siamo per un "linguaggio significativo, un linguaggio che
'catturi le voci degli dei'- per usare una delle meravigliose
espressioni bruniane"…(Yates - Giordano Bruno e la tradizione
ermetica - Laterza, pag. 386), siamo per una ricerca che ci spinga
oltre la fisicità, per un teatro che sappia usare parole, gesti,
musiche, suoni, silenzi, furori eroici, che ci facciano saltare
i fossati della nausea e del nulla, dell'angoscia e della vergogna.
E questo tipo di teatro può essere realizzato solo attraverso opere
di persone eliocentriche, di gente copernicana, di chi vede
nel Noi non un miscuglio di ego annoiati, ma un collante, di
una sostanza che, una per tutti, è l'essenza stessa di ognuno di
noi. Il nostro non è un approccio politico, ma - se la parola non è
troppo pesante per qualcuno - mistico. Noi abbiamo il massimo
rispetto per Sartre e la sua filosofia, ma siamo più vicini al più
significativo linguaggio di filosofi meno annoiati, oppure di
poeti come Shakespeare, Tagore, Hesse e di tutti quelli che,
come loro, hanno scavato un po' più a fondo oltre il fisico…
metafisico.
Per noi vero filosofo è chi si accende di vero spirito di ricerca,
chi, con dedizione assoluta, cerca di superare i limiti della
propria apparenza, chi prende i voti del ricercatore con
sincerità, chi, dedicandosi a tale "ministero", è un tantino più
sincero della Gertrude manzoniana:"Gertrude entrò nel monastero di
Monza…fece la solenne professione, con una pompa straordinaria…Il
sacrificio fu consumato, il dono fu posto sull'altare, ma era di
frutti della terra; la mano che ve lo aveva posto non era monda;
il cuore non lo offriva; e lo sguardo del cielo non discese sovr'esso."
( A Manzoni - Fermo e Lucia - Sansoni , pag 102. Il corsivo è
nostro).
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