TEATRO METAFISICO


 

CIS
Centro studi “Io Sono”


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Il teatro sperimentale di gruppo come ricerca del Se' riesce a fondere la conoscenza di se' sui quattro livelli: sul fisico con lo studio della gestualita' e della voce; sull'astrale con lo studio del sentimento del personaggio per l'identificazione; sul mentale con lo studio dell'archetipo che il personaggio rappresenta; sul causale con lo studio del messaggio spirituale da trasmettere.
Tutti i testi da noi messi in scena  svolgono un "iter iniziatico", cioe' un viaggio della Coscienza alla ricerca di Se', vale a dire: una scalata dell'Albero Cabalistico.
Percorrere insieme un iter iniziatico che culmina in una illuminazione attraverso un testo teatrale e' una tecnica di ricerca da noi sperimentata molto feconda: al normale processo di autoconoscenza che accompagna lo studio in gruppo di un testo di saggezza interiorizzato, nel laboratorio teatrale si aggiunge la possibilita' propria del teatro: vivere personalmente un'esperienza totalizzante con l'altro (la compagnia) e per l'altro (il pubblico).
Il laboratorio e' come una partita di calcio: mesi di allenamento per un unico incontro con il pubblico e quello che diverra' il risultato finale sara' proprio la nostra capacita' di farci uno con gli spettatori, per offrire loro, in forma concentrata, l'esperienza profonda maturata in mesi di lavoro, con i nostri gesti, le nostre parole, i nostri silenzi: la nostra carica spirituale.
Porre un copione sull'Albero della Vita significa ritrovare le corrispondenze interiori tra i suoi vari personaggi e le nostre qualita' contingenti (virtu' e vizi); con-prendendo in noi tutti i personaggi ci troviamo ad affrontare tutti gli Archetipi che il copione contiene... avremo cosi' iniziato il viaggio!


Buon lavoro e buon divertimento!

 

 

IL TEATRO E L'ALBERO CABALISTICO


 

 

 

Perché teatrometafisico ?

 
Metafisica:
Dal "Grande Dizionario Italiano dell' Uso" di Tullio De Mauro - Utet, veniamo a sapere che, dal punto di vista filosofico, metafisica è  "quella parte della filosofia che studia l'essere in quanto essere, ossia i principi primi della realtà universale, al-di-là della conoscenza sensibile e dell'esperienza dell'uomo…"(pag. 136, vol IV).
Dando al termine quella vitalità che non potrà mai essere in una definizione del genere, Heidegger, nel suo "Che cos'è metafisica" - Adelphi, dice: "Metafisica è il domandare oltre l'Ente, per ritornare a comprenderlo come tale e nella sua totalità (pag. 61)…"Essa non è una disciplina della filosofia universitaria, né un campo di pensate arbitrarie. La metafisica è l'accadimento fondamentale nell'esserci. Essa è l'esserci stesso" (pag. 65)

 

Teatro:
Lo stesso dizionario ci informa che teatro deriva dal latino theatrum che a sua volta deriva dal greco théatron derivato di theaomai, che significa guardo, sono spettatore, e che la stessa parola indica anche l'edificio destinato alle rappresentazioni, lo spettacolo al quale si assiste in tale edificio, l'arte, l'attività professionale, l'insieme degli spettatori, il complesso della produzione teatrale di un autore.

 

Detto questo, diciamo che per noi il teatro è l'idea, l'Assoluta Realtà, la forma della relativa realtà dei sensi, la Verità. E' una mente aperta, spalancata sul mondo delle idee, attraverso cui è possibile, tramite "eroici furori" - per dirla con Giordano Bruno - ricercare le tracce del Divino in questa infinita rappresentazione dell'insondabile Vita.
A questo punto possiamo dire che teatrometafisico è vivere la vita da "Io Sono"; è abbandono totale all'Essere, per essere; è ricerca delle "tracce del Divino" (Yates) attraverso eroico furore, attraverso costante tensione all' Essere. Teatro metafisico, per dirla in breve, è farsi cacciatore e preda nel palcoscenico di questa altrimenti incomprensibile esistenza. Come è possibile, di fatti, trascorrere ottanta, cento anni di vita, senza mai aver diretto il pensiero verso i principi primi della realtà universale?  Come è possibile mantenere una concezione geocentrica, considerando se stessi l'ombelico del mondo? Come è mai possibile accettare il nulla  la nausea l'angoscia la vergogna (termini "cari" a Jean-Paul Sartre), che come finestre di piombo impediscono al 'sole' di entrare nella mente? Come è possibile una tale scelta?
No, noi siamo per un "linguaggio significativo, un linguaggio che 'catturi le voci degli dei'-  per usare una delle meravigliose espressioni  bruniane"…(Yates  - Giordano Bruno e la tradizione ermetica - Laterza, pag. 386), siamo per una ricerca che ci spinga oltre la fisicità, per un teatro che sappia usare parole, gesti, musiche, suoni, silenzi, furori eroici, che ci facciano saltare i fossati della nausea e del nulla, dell'angoscia e della vergogna. E questo tipo di teatro può essere realizzato solo attraverso opere di persone eliocentriche, di gente copernicana, di chi vede nel Noi non un miscuglio di ego annoiati, ma un collante, di una sostanza che, una per tutti, è l'essenza stessa di ognuno di noi. Il nostro non è un approccio politico, ma - se la parola non è troppo pesante per qualcuno - mistico. Noi abbiamo il massimo rispetto per Sartre e la sua filosofia, ma siamo più vicini al più significativo linguaggio di filosofi meno annoiati, oppure di poeti come Shakespeare,  Tagore, Hesse e di tutti quelli che, come loro, hanno scavato un po' più a fondo oltre il fisico… metafisico.
Per noi vero filosofo è chi si accende di vero spirito di ricerca, chi, con dedizione assoluta, cerca di superare i limiti della propria apparenza, chi prende i voti del ricercatore con sincerità, chi, dedicandosi a tale "ministero", è un tantino più sincero della Gertrude manzoniana:"Gertrude entrò nel monastero di Monza…fece la solenne professione, con una pompa straordinaria…Il sacrificio fu consumato, il dono fu posto sull'altare, ma era di frutti della terra; la mano che ve lo aveva posto non era monda; il cuore non lo offriva; e lo sguardo del cielo non discese sovr'esso."    
( A Manzoni - Fermo e Lucia - Sansoni , pag 102. Il corsivo è nostro).